domenica 31 luglio 2011

Salama!!


Salama, tudo bem?
Ciao amici,
allora iniziate le ferie? Vi speriamo tutti in salute e magari spaparanzati al mare a riposare e prendere un po’ di sole. Vi pensiamo li in Italia al caldo, mentre qui in Africa, in Mozambico è arrivato l’inverno e fa un po’ fresco.. si avete capito bene: fa fresco! Ma si sta proprio bene!
Noi stiamo bene, da una settimana qui sono iniziate le ferie del lar e i nostri ragazzi sono tornati a casa, che silenzio, abbiamo anche un po’ di nostalgia ma tra una settimana li riavremo con noi per l’ultimo trimestre di scuola. Ne approfittiamo per staccare la spina e programmare alcune cose per il lar e per la parrocchia. In questo periodo di assenza di pe Silvano, la parrocchia sta piano piano andando avanti sempre in comunione con lui. Tutti qui ci sentiamo vicini a lui e l’affidamento di pe Silvano e della sua famiglia nella preghiera non manca mai, da tutta la comunità missionaria veronese, agli altri missionari della diocesi di Nacala, a tutti i nostri parrocchiani. Anche con i ragazzi del lar abbiamo organizzato dei momenti di preghiera insieme.
Dall’ultimo post sono molte le cose da raccontare. Innanzitutto il nostro inserimento stabile a Memba. Dall’inizio di giugno, da quando pe Silvano è rientrato urgentemente in Italia per stare vicino al papà, noi ci siamo trasferiti a Memba per garantire una presenza fissa ai ragazzi nel lar e cercare di dare un po’ di continuità alla camminata pastorale parrocchiale. Questa situazione di emergenza ha accelerato il nostro inserimento qui nella parrocchia; sicuramente trovarsi al timone di molte cose dall’oggi al domani non è stato semplice, infatti eravamo molto timorosi perché molte cose e dinamiche non le conoscevamo e anche rispetto al rapporto con le persone, tanta paura di commettere errori o non saper come affrontare certe cose. Fortunatamente i primi mesi di affiancamento sia con pe Silvano che con tutta l’equipe di Namahaca ci hanno permesso di conoscere un po’ la realtà, e con questa conoscenza e grazie al fondamentale e costante appoggio, aiuto e supporto dei nostri fratelli maggiori pe Alessio, Emi e Lucia ci siamo buttati mani, piedi e cuore in questa avventura missionaria nella nuova parrocchia.
In questi due mesi sono successe tante cose. C’eravamo lasciati nel periodo in cui ci stavamo inserendo nella vita di missione e facevamo avanti e indietro da Namahaca, qui a Memba dormivamo nella piccola pensione di Virgilio. A ridosso della partenza di pe Silvano per l’Italia, Memba si stava preparando per accogliere il presidente Ghebusa, che sarebbe arrivato in visita ai primi di giugno. Proprio cosi, il presidente del Mozambico avrebbe onorato della sua visita la nostra cittadina. Tutto maggio è stato quindi un periodo di grandi preparativi, in cui tutti erano coinvolti, dai bambini agli adulti, tutti si sono dati da fare per piccoli e grandi lavori di arrangiamento. Era un costante avanti indietro di persone con in mano rastrelli e pale, secchi di colore, pennelli, piante e fiori da piantare. Strade, scuole, ospedale, giardini, tutto (perlomeno dove sarebbe passato il presidente) è stato ristrutturato e ben ordinato per dare un piacevole benvenuto al presidente. Durante il giorno si sentivamo i canti che i bambini stavano preparando a scuola e tutti i ragazzi erano coinvolti in turni di pulizia e sistemazione degli ambienti scolastici. La piccola impresa della città stava ultimando i lavori della sala per la riunione con il presidente e l’equipe di manutenzione stradale ha lavorato duramente per sistemare il lungo pezzo di strada sterrato che da Nacala Velha porta a Memba e a Chipene (ulteriore tappa presidenziale). Il risultato è stato ottimo, anche se ci siamo chiesti se una volta passato il presidente Memba sarebbe rimasta cosi bella!! Ai primi di giugno appunto anche noi siamo arrivati a Memba per rimanerci stabilmente e anche noi quindi siamo stati piacevolmente accolti dalla ristrutturazione della città. Finalmente credevamo di aver posato le valigie per un po’ di tempo, ma già il secondo giorno dal nostro arrivo, Virgilio è venuto ad avvisarci che dovevamo lasciare la pensione perché tutte le stanze erano riservate per la visita presidenziale. Quindi abbiamo fatto un’altra volta la valigia, ma questa volta per trasferirci poco distante, a casa di pe Silvano nel lar. Un’ulteriore piccolo trasloco ma per fortuna semi-definitivo in attesa della nostra casa (nella quale si stanno ultimando i piccoli lavori di manutenzione e dovremo finalmente entrarci verso la fine di agosto). I primi giorni sono stati piuttosto intensi, e non facciamo nemmeno in tempo a posare la valigia, che arrivano ad avvisarci che stavano per montare cento tende nel giardino a lato della chiesa (praticamente dietro la casa). Il problema era che oltre alla disponibilità logistica, ci chiedevano anche di poter usare l’acqua e le latrine del lar. Impensabile! L’acqua della cisterna non era molta ed era solo per i laristi, le latrine erano già quasi piene. Bene, ci siamo detti, e ora cosa facciamo? Abbiamo pensato di andare a parlare con l’amministrazione per trovare un’altra soluzione. Nel frattempo nel lar era un continuo andirivieni dei ragazzi che andavano e tornavano da scuola per i turni di pulizia e per preparare il benvenuto. L’arrivo del presidente insomma ha creato un po’ di agitazione generale e ancor di più per noi che non conoscevamo niente. Inoltre, dovevamo confrontarci con il nostro nuovo ruolo da responsabili del lar, soprattutto per quanto riguarda la gestione pratica e il rapporto con i ragazzi che ancora conoscevamo poco.
Il tre di giugno (lo stesso giorno dell’arrivo di Ghebusa a Memba) siamo partiti presto e abbastanza agitati per Cava’, per il nostro primo consiglio pastorale da soli. Per strada dovevamo dar “boleia” (dare un passaggio) ad alcuni animatori parrocchiali ma non ci ricordavamo nemmeno le facce. E’ normale che lungo la strada molti ti chiedano un passaggio, e noi ci chiedevamo “E questo sarà un nostro animatore o no?”. Fortunatamente gli animatori si sono fatti riconoscere e insieme (a qualche infiltrato) abbiamo raggiunto Cavà. Il consiglio è andato molto bene, si sono dibattuti i vari temi e i consiglieri ci hanno aiutato tantissimo, possiamo dire che hanno fatto tutto loro, noi abbiamo solo cercato di accompagnare e coordinare un po’. L’incontro è durato molto, è terminato per la fame =) alle 13.30 con un buon piatto di riso e fagioli. Meritato!
Una bella testimonianza di fede è la proposta dei consiglieri di Cavà appena partito pe Silvano, di recitare il Rosario nelle comunità della parrocchia tutti i venerdì fino al suo rientro, per stare in comunione con lui e affidare a Maria questo momento di sofferenza della sua famiglia.
In questi primi mesi da soli piccoli e grandi imprevisti che ti sfasano il programma non sono mancati. Come quella domenica che alzati prestissimo per andare a prendere la legna con i ragazzi, Nicolò si accorge che una ruota è sgonfia, sembra bucata. Decide quindi di cambiarla (primo cambio gomma del giorno) e parte con i ragazzi per il mato. Al ritorno, dopo la Celebrazione della Parola, va dal meccanico per farsi sistemare la ruota sgonfia, e il meccanico usando tutta la tecnologia disponibile cioè secchio e un po’ d’acqua per controllare eventuali fori, non incontra niente, cosi la rigonfia e si torna al lar (secondo cambio gomma del giorno, per rimettere la ruota di scorta come scorta). Nel pomeriggio sembra tutto tranquillo, decide di far due tiri a calcio con i ragazzi ma passando vicino all’auto si accorge che la ruota è di nuovo sgonfia (terzo cambio gomma del giorno) si mette a cambiare la ruota, quando un ragazzo giocando a calcio si fa male, corriamo all’ospedale e gli mettono cinque punti (è passato un mese e non è ancora guarito). Torniamo nel lar e dopo cinque minuti un altro ragazzo si fa male, quindi andiamo un’altra volta all’ospedale. In realtà il nostro programma della domenica pomeriggio era preparare il lar e il nostro zaino perché il giorno dopo saremmo partiti per rimanere fuori qualche giorno in città, per rifornimenti e documenti.  
Prima di partire per la città e avendo trovato più volte lo stesso pneumatico sgonfio, decido di tornare dal gommista-meccanico-elettrauto di Memba e insieme proviamo a smontare la ruota dal cerchione. A martellate scolla la gomma dal cerchione e con un pezzo di balestra della sospensione usata come leva la toglie dal cerchione pulendolo dalla sabbia che si era infilata e scoprendo la perdita: una vecchia “ferita” del pneumatico già più volte rattoppato. Così essendo il battistrada quasi al limite, decido di cambiare i due pneumatici con i nuovi che avevamo in garage e sempre delicatamente a martellate fa il cambio. Mancava solo l’equilibratura e il bilanciamento, ma vedendo che il suo manometro personale era un ferro con il quale batteva sul pneumatico gonfiandolo fino a quando, secondo lui, suonava bene ho desistito a chiedere. Poi entrando nell’ufficio-magazzino per pagare ho visto un manometro sul tavolo, gli ho chiesto se funzionava, lui mi ha risposto che naturalmente funzionava bene…mi sono detto: “… ce l’hai proprio li a portata di mano, devi solo collegarlo al compressore e ti semplifichi anche il lavoro..” ma questo è il nostro modo di pensare, di lavorare, di fare le cose, e penso che qui siamo in Africa, dove dalle piccole alle grandi cose c’è un modo diverso di pensare, di agire, di vivere, di affrontare i problemi. Quello che per me è “semplificare le cose” talvolta per loro è un complicarle. Ma siamo qui a camminare con questi fratelli africani, mi accorgo che di fronte al mio voler essere l’ottimizzatore e di fronte ai miei perché devo invece saper aspettare, avere pazienza e imparare a vivere le cose con lo stesso ritmo che hanno loro, con più leggerezza e serenità.
Ogni giorno le sue gioie e le sue fatiche, di certo  non possiamo dire che ci annoiamo. In questo periodo, spesso ci siamo guardati e ci siamo detti “E ora cosa facciamo, come risolviamo questa cosa?!?”. A cominciare dal lar, i ragazzi li conoscevamo appena, non sapevamo nemmeno distinguere i loro nomi. Le prime settimane molti venivano da noi con le richieste più svariate. Istintivamente ci veniva sempre da rispondere di si, ma poi piano piano, abbiamo capito come gestire le loro richieste, soprattutto quelle di uscita dal lar. Di fronte agli imprevisti, stiamo imparando a vivere tutto (più o meno) con più tranquillità come i nostri fratelli mozambicani, come quel giorno che già in super ritardo abbiamo bucato la ruota con il pick-up pieno di mamas di ritorno dalla formazione parrocchiale. Le mamas non si sono assolutamente preoccupate, continuando a cantare allegramente sono scese dalla macchina e hanno continuato aspettando di ripartire, anche questa è Africa!
Non solo i piccoli imprevisti di ritardo, a volte sono imprevisti grandi e importanti come quel giorno che siamo tornati dalla città, con le nostre provviste e quelle del lar, e i ragazzi corrono da noi per avvisarci che avevano finito tutta la loro riserva di acqua nella cisterna. In quel momento era sera e si doveva trovare una soluzione immediata per fare in modo che i ragazzi avessero l’acqua per il giorno dopo. Abbiamo lasciato tutto il pick-up carico e ci siamo riuniti con loro per cercare una soluzione. Purtroppo l’acqua è finita troppo presto, se pensiamo che la prossima stagione della pioggia inizierà solo a fine anno. I ragazzi hanno deciso di pagare una contribuzione mensile per andare alla fontana a prendere l’acqua per bere, lavarsi e cucinare, ciascuno con il suo secchio sulla testa, e di andare tutti i giorni al mare per prendere l’acqua per pulire le latrine. Qualche giorno dopo, ci accorgiamo che anche la nostra acqua sta per finire, purtroppo si sono fatte delle crepe nelle pareti della cisterna e l’acqua è andata perduta. Che fare? Abbiamo pulito dei grandi contenitori di plastica da 200 lt, che di solito sono usati per le scorte di mais e fagioli, per raccogliere l’acqua che era rimasta nel fondo della cisterna. Qualche giorno dopo, grazie all’aiuto e direzione di Emiliano (e ai consigli dello zio Franco) sono iniziati i lavori per arrangiare le pareti della cisterna con del nuovo cemento e ferro per rinforzare il tutto. Tutt’ora anche noi, come i ragazzi, stiamo usando l’acqua della fontana che mettiamo nei secchi, per l’uso di casa.
In tutto questo periodo, come quando ci era stata fatta la proposta di partire per il Mozambico, ci siamo affidati nelle mani del Signore e ancor di più ci stiamo affidando nel nostro mandato missionario qui a Memba in questo momento difficile e in attesa del ritorno di pe Silvano qui con noi, con la consapevolezza che quando ci si affida veramente, quando nel silenzio nei nostri cuori riusciamo a dire si, sono disposto a mettermi nelle Sue mani, in questo progetto missionario, che non è solo mio, non solo della Diocesi, ma è di Dio, si sa che non si sa quello che può succedere! Ma affidarsi è proprio questo, cominciare a muovere i primi passi fino a camminare, sapendo che c’è una mano invisibile che ci sostiene, ci aiuta a superare gli ostacoli e le difficoltà, ci rialza quando cadiamo, ti indirizza quando non trovi la strada, ti guida quando sei al buio, e se questa mano in alcuni momenti non riusciamo a percepirla o tarda ad arrivare, non è per farci perdere la speranza ma per farci gustare ulteriormente il Suo aiuto. Certo scriverlo è facile, metterlo in pratica poi, è un’altra cosa, molto difficile soprattutto quando ti ritrovi faccia a faccia con le difficoltà!! Ma siamo certi che questa difficoltà darà i suoi frutti. Ora ci sentiamo nel periodo della semina, cerchiamo di seminare la nostra presenza, la nostra volontà di imparare, con i nostri limiti e la nostra poca esperienza, ma il con il nostro entusiasmo. Il nostro esserci cerchiamo di testimoniarlo nelle relazioni, con i ragazzi del lar e negli incontri parrocchiali di questi primi mesi, come l’incontro dei giovani, l’incontro delle mamas e quello delle famiglie.
All’inizio di luglio, siamo andati in città per fare l’esame scritto della patente mozambicana, perché la nostra italiana non è riconosciuta. All’andata accompagniamo le famiglie della nostra parrocchia a Carapira che si fermavano per la formazione diocesana e noi proseguiamo il nostro viaggio verso Nampula. Ci presentiamo lle 7,30 come da orario di inizio della prova e ci fanno entrare solo alle 9. Una volta dentro scopriamo che non c’erano i nostri nomi nella lista, quindi non potevamo fare l’esame. L’unica soluzione era tornare alla motorizzazione, far presente il problema e ritornare alla scuola guida per fare l’esame con il turno successivo alle 10,30. L’ufficio della motorizzazione è una stanza super caotica, (assomiglia a un mercato rionale) piena di persone, dove si entra e non si capisce dove andare e con chi parlare. Dopo un’ora, individuiamo la segretaria e riusciamo a esporre il problema e farci mettere nell’elenco del turno successivo. Quindi ci ripresentiamo alla scuola guida alle 10,30, aspettiamo fino alle undici per entrare, e chiamano solo Nicolò, si sono dimenticati di scrivere il mio nome. Nicolò comincia l’esame mentre io torno un’altra volta in quel girone infernale per cercare di ricollocare il problema. Dopo molta fatica riesco a parlare, ma come è normale, la segretaria non attende una persona per volta ma tutte le persone che ci sono davanti alla scrivania, tutte insieme e dà risposte a tutti contemporaneamente. Alla fine ha dato risposta anche a me e ha messo finalmente il mio nome nella lista dell’ultimo turno. Torno alla scuola, aspetto un’ora e alla fine a mezzogiorno e mezzo riesco a fare l’esame anch’io. Anche quel giorno da bravi ottimizzatori, avevamo incastrato mille tappe da fare dopo l’esame (che secondo i nostri calcoli doveva finire alle otto e mezza), e invece è andato tutto in fumo. Che dire, l’abbiamo presa con molta filosofia e ci abbiamo scherzato un po’ su. Al pomeriggio dovevamo cercare di recuperare un po’ il tempo perso e ultimare le compere, alla sera avevamo appuntamento con Emiliano e Lucia per andare all’aeroporto a prendere i loro famigliari e amici che arrivavano dall’Italia. Altro imprevisto che ci sfasa il programma: andando in un magazzino chiudiamo la macchina con le chiavi dentro. E ora che fare?!? Ci siamo seduti ad aspettare e rinunciare definitivamente a tutti i nostri programmi, aspettando l’arrivo di Emi, che nel frattempo era riuscito a recuperare il meccanico, il quale con un raggio di una bicicletta e senza nessun danno alla macchina è riuscito ad aprire in un istante la porta (ci guardiamo stupiti e contenti e gli diciamo con una battuta che non volevamo sapere che lavoro facesse prima di diventare meccanico!) Alla sera andiamo all’aeroporto e felicissimi re incontriamo il nostro caro amico Umbe (fratello di Lucia) e conosciamo gli altri parenti e amici di Emi e Lucia. Tutti esclusivamente con felpa e maglietta del Hellas, sembrava quasi una trasferta da stadio, tanto che appena li abbiamo visti scendere dall’aereo, sia loro che noi abbiamo iniziato a cantare : ”Stan arrivando i giallo-blu..” Che bello, vedere loro così emozionati all’aeroporto ad aspettare le loro visite, dopo quasi due anni che non si vedono. Gli abbracci e i baci sono stati infiniti e la loro contentezza ha emozionato anche noi.                
Dopo varie peripezie e imprevisti concludiamo la serata tutti insieme con una carica di allegria italiana! Abbiamo passato dei bellissimi momenti insieme a questi nostri amici veronesi, la maggior parte di loro li abbiamo conosciuti qui in Mozambico, ma la condivisione e l’allegria erano tante che sembrava fossimo amici da lunga data, senza contare la loro grande disponibilità e generosità per riempire le loro valigie solo di tante cose per noi missionari e farsi postini anche ora al ritorno. Che dire? Grazie “zio” Umbe, ci siamo incontrati nella preparazione per l’esperienza missionaria in Moldavia, senza contare le varie uscite MGM, ferragosto sul Carega in primis (ma non diciamo a tutti il motivo!!). Grazie zii Franco e Mary che ci hanno accolto come nipoti acquisiti in questa visita Mozambicana (ricordatevi che abbiamo fatto degli accordi..). Grazie Franci e Stefano vi sentiamo proprio amici.. Turisti, ma con lo spirito missionario, sono stati sempre molto delicati con le persone, attenti e pronti nel condividere e incontrare. Tutti loro sono venuti anche a visitare il nostro lar qui a Memba, i ragazzi sono stati ben felici di conoscerli, abbiamo passato un po’ di tempo insieme e alla fine ci siamo salutati con i rispettivi inni nazionali. Che festa!
Questi sono alcuni nostri piccoli e grandi imprevisti qui in Africa in questi primi due mesi di inserimento e siamo contenti di esserci, non sarebbe la stessa cosa se tutto fosse rapido, semplice e se avessimo in tasca tutte le soluzioni. Stiamo affidando tutto nelle Sue mani, soprattutto i nostri timori, la nostra paura di sbagliare. Sappiamo che il Signore non ci da prove che non possiamo superare. Infatti, in questo incarico, ci ha messo al nostro fianco tantissime persone che ci stanno aiutando come l’equipe di Namahaca, in particolare pe Alessio, Emi e Lucia, pe Silvano pronto a rispondere ai nostri sms di SOS, don Giuseppe con Flora e Giulio, gli altri missionari che via via stiamo conoscendo che ci incoraggiano sempre ogni volta che li incontriamo, tutti i nostri animatori parrocchiali, in primis il consiglio pastorale che ci ha accolti con tanto entusiasmo e ci sta aiutando tantissimo. Ma anche tutte le persone che stiamo incontrando e conoscendo qui nella nuova parrocchia, la loro testimonianza di fede e coraggio nonostante tutte le loro difficoltà. Infine anche i nostri ragazzi che come tutti i ragazzi adolescenti hanno le loro giornate dritte e le loro giornate storte, ma sempre ci contagiano con la loro allegria e simpatia, sono la nostra famiglia =). Quanto vi abbiamo raccontato in questo post sono solo piccoli frammenti di quotidianità. Queste difficoltà, o piccoli e grandi imprevisti non sono niente rispetto ai grandi problemi alle grandi sofferenze che mano a mano che ci inseriamo qui vediamo che i nostri fratelli mozambicani stanno portando sulla schiena con grande dignità e umiltà dalle quali dobbiamo solo imparare.
Un forte abbraccio a tutti =)
Mpaka nihiku nikina…
A presto!!! 
PS: A breve, grazie ai nostri “postini” Franci e Stefano dovrebbero arrivare sul blog alcune nostre foto e anche qualche video (il primo l’abbiamo fatto il 5 giugno a Carapira, proprio quando tutti voi eravate riuniti a Negrar per il pranzo missionario, l’altro è un video di saluti). Vi sentiamo tutti vicini, e tutti in modo particolare: chi con sms, chi con mail, chi con lettere insomma siete tutti qui con noi!!