giovedì 15 dicembre 2011

Nuovo progetto a Namahaca

Salama! Ciao carissimi amici,
vi speriamo tutti bene, incolumi dall’influenza stagionale. Anche noi stiamo bene, e da molti mesi non abbiamo più preso la malaria! Ma lo diciamo sottovoce perché il mosquito antipatico è sempre in agguato. Soprattutto in questo periodo che sono aumentate notevolmente temperatura e umidità. Stiamo sperimentando il cosiddetto caldo africano! Dall’ultima volta che abbiamo scritto ci sono state delle novità con alcuni cambiamenti nelle due missioni qui in Mozambico,  il nostro progetto è cambiato e da Memba siamo stati trasferiti a Namahaca.

La nostra nuova casa ora è casa Leoncini, che già ci aveva ospitato nei primi mesi dopo il corso di Anchilo. Vi chiederete: “Come, un altro trasloco?!” Ebbene sì, è proprio il caso di dirlo che qui in Africa ci sono sempre imprevisti e novità! La cosa importante è vivere tutto sempre con molta apertura e nell’ottica del servizio. Questo è lo stile che abbiamo scelto sin dall’inizio, quando ci era stata fatta la proposta di partire per la missione, ci siamo affidati senza troppe domande sul dove, con chi, con quale progetto, con quali obiettivi, ma abbiamo accolto con leggerezza di animo e bagaglio la proposta per l’Africa.  L’importante non è il dove ma il come, non è il fare ma lo stare. Ma una volta entrati in una realtà è difficile lasciarla per entrare in un’altra che per quanto vicina, in termini geografici, è comunque differente. Non è facile  soprattutto perché si lasciano delle persone con le quali si sono costruite delle relazioni, si sono condivise fatiche ma anche gioie e soddisfazioni.  In questo cambio di progetto, è stato difficile lasciare i nostri amici di Cavà e Memba, con loro abbiamo percorso il primo pezzettino della nostra avventura missionaria in questa terra.

A Namahaca siamo stati accolti a braccia aperte, innanzitutto dall’equipe missionaria, dall’animatore parrocchiale il sig. Fernando, da mama Apina, e via via da tutti gli altri  animatori. Abbiamo trovato nuovi amici che ci hanno fatto sentire da subito il loro calore. Alcuni animatori li conoscevamo già, grazie ai primi mesi in cui facevamo i pendolari tra Namahaca e Memba o in occasione delle formazioni diocesane, altri sono nuovi. Questa sarà la nostra nuova famiglia per i prossimi due anni e mezzo. Cambiano le persone attorno e cambia anche l’ambiente: Memba è una piccola cittadina del litorale, la maggior parte delle persone parla portoghese, mentre Namahaca è una comunità del mato, dell’interior, dove la maggior parte delle persone sono camponeses (contadini) e parlano solo macua. Persone differenti ma con lo stesso grande cuore e il bene che ci stanno dimostrando è sempre lo stesso. Namahaca è una realtà più povera ed essendo nell’interior non ci sono tutte le comodità che c’erano a Memba come ad esempio l’elettricità. Qui, alle sei di sera, l’unica luce che illumina fuori è il chiarore della luna e di milioni di stelle e in particolare una meravigliosa Via Lattea.. Contemplare il cielo stellato ti riempie il cuore e ti fa percepire l’amore che Dio ci esprime attraverso questo sconfinato splendore.

Come ci sentiamo? Con la voglia di ripartire, ricominciare ma non da capo, forti dell’esperienza che abbiamo vissuto fino a oggi. Ormai è già un mesetto che siamo operativi nella nuova missione. Oltre a sistemarci logisticamente abbiamo iniziato ad accompagnare alcune attività e conoscere meglio la realtà. In questo periodo ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno pastorale, quindi ci sono gli ultimissimi incontri parrocchiali, ed essendo in Avvento sono aumentate le visite nelle comunità per le celebrazioni, in particolare per i battesimi e le celebrazioni penitenziali. Noi ne approfittiamo per accompagnare i padri e incontrare nuove persone e animatori. Visitare le comunità, è un’esperienza molto bella, è sempre una festa perché le persone da molto tempo stanno aspettando la visita del padre e dell’equipe missionaria. Tutto è pronto e organizzato per l’arrivo degli ospiti. Da una parte ci sono gli uomini, generalmente seduti su una panchina sotto un ombroso caju o manga, dall’altra parte, a lato della cappella, ci sono le donne con i loro bimbi piccoli sedute in gruppo per terra. In un altro angolo sono seduti i giovani, che animano la celebrazione e i bambini che giocano e guardano incuriositi.  Il primo momento è un tempo dedicato alla verifica, il padre e i responsabili della comunità si riuniscono per aggiornarsi e confrontarsi sui problemi o le difficoltà. Terminato questo momento ci si riunisce con tutta la comunità, ci sono le presentazioni ufficiali ed inizia la Messa, sempre molto gioiosa e animata. Anche nella Messa ognuno occupa il suo posto: animatori, uomini semplici, donne, giovani e bambini. Nella cultura macua ognuno ha il suo ruolo, il suo luogo e il suo significato, tutto è ordinato e in armonia.

La messa a volte è all’esterno, sotto l’ombra di un caju, altre volte è dentro la cappella, sempre molto ben ordinata e adornata per l’evento. La cappella è una struttura molto semplice, costruita di mattoni di fango e con il tetto di paglia o a volte in lamiera, dentro c’è un piccolo altare e tutto lo spazio per la comunità. I bambini si siedono davanti e per tutto il tempo della messa non si muovono. Nel corridoio centrale c’è lo spazio per le dançarinhas, le ragazzine che danzano e animano i canti. Quando la messa finisce, ci si ferma nella cappella perché si mangia insieme agli animatori e all’anziano della comunità. Ci si siede tutti insieme per terra su una stuoia e viene servito il pranzo a base di riso o xima (polenta bianca) con gallina do mato  o fagioli.

Andare a visitare le comunità è davvero una bella esperienza, si può stabilire una vicinanza con le persone, una comunione, un contatto. La lingua spesso è una barriera, ma si riesce a comunicare con il linguaggio del cuore, un sorriso, una carezza, un darsi la mano reciproco. Le persone sempre offrono una calda accoglienza e ti fanno sentire il benvenuto. Dopo aver rotto il ghiaccio iniziale, si ride e si scherza un po’, e quel loro modo un po’ teatrale di dire le cose, di rispondere, sempre con il sorriso in volto, trasmette molta allegria.

Qualche settimana fa ho avuto l’opportunità di partecipare assieme a suor Ducilene e mama Apina (l’animatrice parrocchiale delle donne) al rito di iniziazione femminile in una zona della parrocchia. E’ stata un’esperienza molto bella, è stata la prima volta. Durante il rito tutta la comunità è in festa, le donne si riuniscono in privato con le ragazze e ha inizio il rito. La festa è iniziata con un momento di preghiera, dopodiché le ragazze accompagnate ognuna dalla propria madrina ricevono attraverso danze e canti tutti i consigli che una donna deve ricevere per essere tale nella famiglia e nella società. E’ un momento di allegria e festa, la mama consigliera è la regista di tutta la celebrazione, è lei che ha il compito importante di trasmettere i consigli alle ragazze. Poi ci sono le mamas che suonano i batuk e le mamas che danzano. Finito il momento privato con le ragazze, che dura alcune ore, ci si riunisce con tutta la comunità fuori dalla cappella per un altro momento di preghiera e per l’offertorio: le ragazze ricevono i doni che le famiglie, i parenti e gli amici offrono. La festa continua con il pranzo.

Con le mamas cristiane, a livello diocesano, stiamo facendo una formazione per dare un significato cristiano al rito di iniziazione. Questo significa apportare alcune modifiche importanti al rito tradizionale, togliendo alcune parti ed aggiungendone altre che puntino su una maggiore valorizzazione delle ragazze, includendo alcuni momenti di preghiera. Molte mamas stanno facendo molto bene, altre ancora praticano quello tradizionale, e questo in contrasto con le decisioni adottate a livello diocesano dalla commissione delle donne. E’ un processo di trasformazione che richiede tempo, costanza e pazienza. E’ stato bello accompagnare in tutti questi mesi le mamas nella formazione sul rito cristiano, e ora partecipare personalmente alla festa.  Il rito celebra una tappa molto importante per le ragazze, che segna la loro entrata nel mondo adulto e tutta la comunità si sente partecipe e in festa per loro.  Ora sono pronte per sposarsi e creare una famiglia. Questa esperienza mi ha fatto toccare con mano, quanto la persona sia valorizzata nelle varie tappe della vita, ma mai da sola, tutto ha significato e importanza se vissuto e condiviso con la propria famiglia e la propria comunità.

Andare a visitare le comunità ci aiuta anche a conoscere meglio la geografia della parrocchia, Namahaca è divisa in dieci zone che comprendono circa settanta comunità. Spostandoci da una parte all’altra, abbiamo visitato alcune zone molto secche e aride dove abbiamo toccato con mano quanto le persone stiano soffrendo aspettando la pioggia. Questo è un periodo molto duro, la secca dura da molti mesi, i fiumiciattoli sono quasi tutti asciutti, scavando si incontra un po’ d’acqua stagnante, ma è molto sporca, e il rischio di epidemia di colera è dietro l’angolo. Inoltre c’è il rischio che con le prime piogge il colera si possa diffondere. Come sappiamo questo virus è alimentato dalle condizioni di scarsa igiene. Purtroppo tra la gente c’è molta ignoranza a riguardo, e molti credono che ci sia qualcuno che volutamente diffonda il virus, altri credono che si prenda mangiando il manga, che è il frutto di questa stagione. A livello diocesano, stiamo lavorando su questo tema per aiutare le persone ad essere coscienti su origini, cause e prevenzioni del colera. In particolare nella formazione diocesana del ministero di Giustizia e Pace è stato affrontato il problema con un dibattito con gli animatori. Anche loro hanno molti dubbi, molti credono che ci sia davvero qualcuno che contamini l’acqua e diffonda il virus. Virginia, la responsabile diocesana di G&P, ha pensato di invitare due attivisti e un infermiere, che nelle comunità danno formazione, per aiutare gli animatori a far chiarezza su questo argomento. Soprattutto dopo quello che è successo l’anno scorso, in cui le piogge hanno tardato molto e l’epidemia si è diffusa rapidamente in diverse zone causando moltissimi morti. Un focolaio di colera era scoppiato anche qui a Namahaca.

Con le persone anche noi stiamo condividendo una dimensione molto legata alla natura, e ai suoi eventi nel bene e nel male. La secca, l’aridità della terra, l’acqua che scarseggia, la paura del colera, l’attesa della pioggia. Molte volte, ci ritroviamo a guardare il cielo e chiederci se pioverà, e con i nostri fratelli stiamo sperando e pregando che presto possa cominciare. La settimana scorsa ci sono stati degli acquazzoni, e qualcuno ha cominciato a seminare, purtroppo però era meglio aspettare perché il sole e la secca che continuano da una settimana ha bruciato le sementi.. questo è un altro problema che si somma alla già difficile vita dei contadini in questo periodo di fame, durante il quale il cibo è poco e i soldi ancora meno, si va al mercato per comprare a prezzi molto alti la semente e.. è tutto nelle mani del Signore!!

E’ cominciato l’Avvento, con queste preoccupazioni ma anche con tanta speranza per la nascita di Gesù bambino tra di noi.  Questo sarà il nostro primo S. Natale in questa terra africana. Lontani dalle lucine, i colori e i profumi che caratterizzano questo periodo nelle nostre città. A volte è come se fossimo abituati ad associare il Natale al regalo di Natale o alle luci di addobbi e presepi. Qui è diverso, nulla ci distrae dall’avvento del bambino Gesù.  Sarà un Natale diverso, siamo contenti di viverlo qua a fianco di questo popolo che ci fa ricordare come anche Gesù sia nato nella povertà e tra molte difficoltà e ancora oggi nasca nelle nostre povertà, nelle difficoltà, nei cuori delle persone sfruttate, oppresse o che hanno perso la speranza.

Il nostro augurio speciale è che Gesù bambino che sta per nascere doni a tutti noi nuova pace, gioia e speranza, rinnovi i nostri cuori e li intenerisca perché lo sappiamo riconoscere e amare nel fratello che abbiamo accanto, e questo amore, che noi possiamo seminare nelle nostre relazioni e nella nostra quotidianità, possa dare come frutto un mondo con più pace e più giustizia per tutti i popoli.

Buon Santo Natale di pace, gioia, amore e speranza in Lui! Un buon Santo Natale anche a tutte le vostre famiglie e comunità!

...e  un felice 2012 a tutti!




Vi portiamo nel cuore, un forte abbraccio

e.. mangiate una fetta di pandoro anche per noi!!

A presto, Nico e Franci