sabato 20 agosto 2011

Caminhar juntos

Ciao a tutti,
eccoci qua ritrovati =) vi speriamo tutti bene e magari un po’ riposati. Qui a Memba procede tutto bene: i nostri laristi sono tornati il 7 agosto,  la scuola è re iniziata a pieno ritmo e il lar ha ripreso ad essere popolato! A fine luglio si è concluso il secondo trimestre e i ragazzi hanno passato due settimane di ferie. Tutti non vedevano l’ora di tornare a casa, era da Pasqua che non vedevano la loro famiglia. Le due settimane prima delle vacanze hanno fatto “as provas” (compiti in classe) per ogni disciplina curriculare. Erano tutti molto impegnati nello studio e nei lavori di gruppo. L’ultima settimana di scuola, tutti pregavano che arrivasse in fretta il sabato per poter finalmente tornare a casa, chi con la “chapa” (una specie di trasporto pubblico), chi con “boleia” (passaggio di qualcuno) in moto, chi in bici, e chi a piedi (i più vicini abitano a 4-5 ore di cammino, mentre i più lontani a 12-14 ore). Il venerdì c’era un’allegria generale perché il giorno dopo sarebbero partiti, praticamente la notte non hanno mai dormito tanta era la contentezza! Al mattino alle tre e mezza erano già tutti in piedi, e cantavano allegri, così anche noi ci siamo alzati prestissimo per salutarli. Che belli, tutti ben vestiti con lo zaino a spalle o la capulana sulla testa. I primi sono partiti alle quattro del mattino, gli ultimi nel primo pomeriggio con noi che dovevamo andare a Namahaca. Durante tutto il viaggio continuavano a cantare ben animati. Le ferie per loro sono un’occasione per stare un po’ con la famiglia, visitare qualche zio o cugino, ritrovare un amico e lavorare per guadagnare qualcosa per comprarsi un quaderno, una penna, un pezzo di sapone o pagare una contribuzione per le prove a scuola; non sono proprio le ferie come le intendiamo noi: al mare, in montagna o di divertimento al grest!


A Memba il lar è stato chiuso per tutto il periodo delle vacanze, solo l’officina di falegnameria ha continuato a funzionare con il “mestre” Domingos e l’aiutante, “mestre da serralheria”, Mauricio. Le ferie sono arrivate proprio giuste anche per noi che avevamo bisogno di staccare un po’ la spina dagli impegni del lar. Che silenzio fuori dalla porta, eravamo abituati alla compagnia e ai rumori dei ragazzi.

 Ci siamo chiesti come avrebbero passato le vacanze Pascoal, Atanasio e Valeriano. L’ultima settimana le famiglie ci avevano avvisato che purtroppo era morto un loro famigliare (chi il fratello, chi il cugino), raccomandandoci di non dire niente a loro fino a quando non avrebbero finito tutte le prove a scuola. Ancora una volta la quotidianità che viviamo qui ci fa riflettere e ci tocca dentro. Questo confronto con la malattia e la morte così frequente. Non eravamo abituati. Così il sorriso di questi nostri ragazzi, subito si è trasformato in tristezza. E ci siamo chiesti se anche gli altri avrebbero trovato brutte notizie al loro rientro. La morte qui colpisce tanto, e non guarda in faccia all’età. Non sono solo i bambini colpiti dalla malaria che diventa mortale, sono anche i ragazzi e gli adulti. Spesso muoiono senza saperne le cause. E anche chi va all’ospedale non trova una soluzione perché le medicine sono troppo generiche, un paracetamolo o un antibiotico, e non curano il problema. La mancanza di mezzi, di personale, di formazione e informazione sanitaria è forte, e l’ospedale o “centro de saude” non è sinonimo di cura, anzi! Fa star male pensare a tutte queste persone che muoiono spesso a causa di banalità che non curate divengono mortali. Qui nel mato i centri di salute sono molto lontani uno dall’altro, per cui se uno è malato e abita lontano, l’unica soluzione che ha è quella di rimanere in casa e aspettare. C’è anche chi, pur abitando vicino ad un “centro de saude”, non ci va perché preferisce affidarsi  alle cure tradizionali, ai rimedi di erbe, che in alcuni casi funzionano in altri casi non fanno niente. Le farmacie? Certo ci sono, sono in città, ma sono solo per i ricchi. Il costo delle medicine è proibitivo. Per cui quelli ad essere penalizzati sono sempre le persone più povere, cioè la maggior parte dei nostri fratelli mozambicani. Vedere i nostri ragazzi o le persone a cui ci stiamo affezionando dover affrontare queste difficoltà, ci interroga tanto, ci fa riflettere sui perché di questi ingiusti disequilibri! Crea sempre una divisione tra il “noi” occidentali e “loro” africani. Il noi, dalla parte di chi ha le possibilità e la disponibilità, e questo spesso ci fa sentire in colpa. Rimaniamo sempre con tanta rabbia e tanti perché senza risposta! Ma non vorremmo che si fermasse tutto li, con degli interrogativi irrisolti, la nostra risposta a questi disequilibri è quella di cominciare un cambiamento che parte da noi, dalla nostra piccola “machamba” (orto),  nella quotidianità, nelle abitudini, nelle scelte, con la consapevolezza che sarà una camminata lunga e difficile.

In queste due settimane di chiusura del lar ne abbiamo approfittato per dedicarci un po’ di più alla parte pastorale. I primi incontri che abbiamo fatto nella nuova parrocchia sono andati bene, e sono stati una bella occasione per conoscere meglio i nostri co-parrocchiani e un po’piu’ da vicino alcuni ministeri.  Poco prima delle vacanze, a Cavà c’era stato l’incontro dei giovani e delle “mamãs” (donne). Due incontri molto belli. I giovani hanno fatto una formazione sulla Lectio Divina, la lettura orante della Bibbia, e si sono preparati per la GMG. Un gruppetto di giovani di ogni parrocchia parteciperà a Nacala il 20-21 Agosto per la GMG, in comunione con Madrid. Ci sarà la veglia il sabato sera, un collegamento a sorpresa, e la domenica la messa con il Vescovo. Sarà sicuramente molto bello per loro ritrovarsi in tanti e condividere questo momento importante di fede.

Anche l’incontro delle mamãs è andato molto bene, è stato organizzato a Cavà con la presenza della responsabile diocesana suor Joyce (è una suora Spiritana Nigeriana, ben animata e energica). Pe Silvano aveva suggerito di invitarla, visto che questo ministero era rimasto fermo per quindici anni, sarebbe stata una bella occasione per le mamãs per ricominciare la loro camminata cristiana in parrocchia, per rafforzarsi e arricchirsi a vicenda condividendo dubbi e preoccupazioni direttamente con la responsabile diocesana.  Fortunatamente suor Joyce l’avevo conosciuta durante una formazione ad aprile quindi l’ho chiamata e ci siamo accordate sull’incontro. Non avevo la minima idea di quante mamãs sarebbero arrivate. Pensavo poche, visto che il ministero era rimasto fermo per tanto tempo. Grazie al lavoro di divulgazione in tutte le comunità degli animatori zonali, la bella sorpresa è stata che quando è iniziato l’incontro sono arrivate ben 40 mamãs, davvero un buon numero, sia dalle comunità della regione di Cavà sia da quelle lontane della regione di Memba. Ero molto felice e anche abbastanza agitata perché era il primo incontro con loro, non conoscevo nessuna  e sapevo che probabilmente loro avrebbero parlato solo macua. L’unica sicurezza per me era la presenza di suor Joyce e mama Elisa (per la traduzione in macua, anche lei conosciuta ad aprile). Dopo aver rotto il ghiaccio con qualche battuta grazie all’aiuto di suor Joyce, l’incontro è cominciato, ed è proseguito molto bene con una buona partecipazione da parte di tutte!

Le donne sono una presenza importantissima nella società mozambicana, possiamo dire che ne sono la struttura portante. Sono loro che si occupano della famiglia, dei bambini, di preparare da mangiare, di andare a prendere la legna, l’acqua, lavare la biancheria al fiume, lavorare nella machamba, raccogliere i prodotti. Tutto questo spesso con un bambino sulla schiena e altri piccoli al seguito, e qualche volta anche portando un altro figlio in grembo. Le donne sono davvero una forza e una testimonianza, perno della vita di tutti i componenti della famiglia, vivono tutte le loro fatiche con molto dignità. Testimonianza di questo sono tutte le mamme coraggio che con bambini piccoli nella loro “capulana” (la stoffa tipica che usano le donne) legata sulla schiena si sono fatte moltissime ore di cammino sotto il sole e durante la notte per raggiungere la parrocchia e partecipare alla formazione. L’incontro è iniziato con un pranzo insieme, per poi proseguire tutto il giorno successivo e terminare la mattina a seguire. Le mamãs erano molto felici della presenza di suor Joyce, la formazione ha toccato due punti molto importanti: il rito di iniziazione femminile cristiano e l’educazione dei bambini. Suor Joyce sta accompagnando le mamãs per rivedere alcuni punti  del rito di iniziazione tradizionale aiutandole ad inserire alcuni elementi cristiani  E’ un lavoro molto delicato ma molto importante per le mamas che preparano le ragazze a divenire donne, mogli e future madri.  

Le mamãs era ben animate, hanno partecipato attivamente e con molto entusiasmo, per loro era come una piccola vacanza, due giorni a riposo dalle fatiche quotidiane. Che bello vederle così attente, sedute tranquille sulle stuoie all’ombra degli alberi di “caju”, con i loro bambini che dormivano in braccio o giocherellavano li attorno con foglie e rami secchi. Alla sera abbiamo organizzato un po’ di festa insieme con teatro, danze e canti. Sono stati due giorni davvero speciali, i momenti di formazione hanno permesso anche a me, appena arrivata, di approfittare della presenza di suor Joyce per conoscere bene queste tematiche, per me interessantissima la parte sui riti di iniziazione in cui le mamãs “consigliere” hanno mostrato concretamente in cosa consiste il rito femminile in tutte le sue tappe. Sicuramente una bella occasione per cominciare a conoscere le mamãs e condividere con loro momenti di formazione, preghiera,  e allegria in cui abbiamo riso e scherzato e mi hanno insegnato anche un po’ di macua. E’ vero che talvolta non parlare la stessa lingua è un limite, ma ho sperimentato che non è solo attraverso la comunicazione verbale che si può instaurare una relazione, talvolta è molto più comunicativo il linguaggio non verbale dove semplici gesti come il darsi la mano, il sedersi vicino,  lo scambiarsi un sorriso, divengono molto importanti. E a proposito di risate, come si sono divertite a sentire la mia pronuncia macua quando tentavano di insegnarmi qualche parola, per non parlare di quando hanno tentato di insegnarmi a danzare come fanno loro =) meno male che non ero sola, anche suor Joyce aveva le mie stesse difficoltà!! Si è instaurata davvero una bella relazione anche con la “Pwiamwene” (catechista delle donne) e l’animatrice zonale di Memba. Ora, alla domenica dopo la celebrazione della Parola, spesso si fermano a ridere e scherzare un po’ con me.

Durante le vacanze dei ragazzi, c’è stato l’incontro delle famiglie sia a Memba che a Cavà. Anche questa è stata una bella occasione per conoscere qualche famiglia della parrocchia ed instaurare nuove relazioni. In questi incontri siamo stati molto aiutati dai nostri animatori, in particolare dal sig. Salvador, responsabile regionale di Cavà, è una persona molto sensibile, sui cinquant’anni, che parla bene portoghese e praticamente ci ha adottato come due figli. All’incontro delle mamãs, ha partecipato nonostante sua moglie in casa stesse male, e durante il cammino abbia saputo che era morta la sua nipotina. E’ arrivato dicendoci che era li per aiutarci perché aveva pensato che le mamãs spesso non parlano portoghese. Inoltre aveva pensato che probabilmente anche Nicolò aveva bisogno di aiuto visto che doveva andare in alcune comunità del mato (dove parlano solo macua) a comprare i fagioli. E in effetti meno male che c’era lui! La provvidenza ci ha proprio aiutato!  Il giorno dopo, prima di incamminarsi verso casa ha spettato di pregare con noi. Salvador lo abbiamo reincontrato all’incontro delle famiglie, è venuto anche questa volta per aiutarci, anche questa volta con una triste notizia, in quanto era appena morto il suo nipotino di otto anni.

Questi primi incontri ci hanno fatto capire tante cose, la voglia delle persone di mettersi in cammino per ricevere una formazione. Un po’ come l’incamminarsi per andare a prendere l’acqua al pozzo, lo stesso, incamminarsi per andare a ricevere quell’acqua che alimenta la fede cristiana. Il senso di responsabilità nell’aiutarci, nel non lasciarci soli. L’importanza dell’esserci nonostante la mancanza di mezzi, la loro capacità di divertirsi nella semplicità, ad esempio quando usano il teatro per la catechesi. Questa forma di comunicazione, molto semplice, immediata e anche divertente, aiuta molto anche noi, ad apprendere molte cose sulla cultura e sulla loro maniera di vivere e vedere le cose. Ci stupisce sempre la loro grande generosità nella povertà, quando ci portano un frutto, chi un’arancia, chi della papaia, chi un po’ di mandioca, e ci verrebbe da dire di no perché la possano conservare per loro, che sicuramente ne avrebbero più bisogno di noi, ma non si può rifiutare. Ci accorgiamo quante cose dobbiamo imparare da questi nostri fratelli e sorelle africani, e sempre ci ritroviamo a riconoscere quanto sono ricchi nel cuore, se pensiamo che la vera ricchezza non si misura nei beni che possediamo ma nel bene che facciamo agli altri.

Ci buttiamo avanti: il prossimo post arriverà dopo san martin, ma non quello che pensate voi l’undici di novembre, stiamo parlando del nostro trasloco dalla casa di pe Silvano alla casa dei laici: casa ORSINI!! Si, finalmente è quasi pronta e giusto in tempo per il rientro di pe Silvano riusciremo anche noi ad entrare nella casa che ci ospiterà per i prossimi tempi.. sicuramente penserete: “un trasloco con il caldo di agosto, in Africa, siete matti!” beh, dopo averlo fatto l’anno scorso a Tregnago, ora lo facciamo a Memba ma in inverno = ) …….quasi primavera!!

Buon proseguimento e……. buone ferie a chi le deve ancora fare =)

Un abbraccio forte a  tutti

Mpaka Nihiku Nikina

Franci e Nico